Anche se per cause diverse, Il risultato rimane lo stesso: il disintegrarsi dei confini tra vita privata e pubblica.
L’idea “tradizionale” di riposo come momento condivisibile si contrappone al concetto di riposo come spazio/atto personale, non penetrabile, a cui abbandonarsi solo tra le proprie mura domestiche.
In Dreamers, la tensione scaturisce dalla rappresentazione del sonno come dimensione intima, ma inserita in un contesto collettivo, come quello di un mercato.
Il corpo, quasi mimetizzato, si (con)fonde in pattern più o meno ordinati composti da merce, elementi strutturali e segni grafici, emergendo in un secondo momento, colpendo l’occhio in modo inaspettato. Osservare il frame fotografico diventa un’esperienza sensoriale di ricerca del corpo dormiente, ma non solo: pone chi guarda nella posizione di interrogarsi sulla propria idea di spazio intimo.
Da cosa è dettata la necessità di arrendersi al sonno, diventando potenzialmente oggetto di “sguardi altri”? Quando il sonno diventa per noi “fuori luogo”? Quali sono le ragioni sociali, culturali ed economiche che portano a tracciare una linea immaginaria tra luogo inadatto all’abbandono e luogo intimo e sicuro?
Dal 2018 ad oggi, Simone Pasotti esplora mercati in paesi come Vietnam, Cambogia, Thailandia, Marocco, Indonesia e Italia. La rappresentazione del corpo dormiente, inserito in contesti di economia informale, lo ha portato a riflettere non solo sulla dicotomia tra sfera pubblica e privata, ma anche sul rapporto tra obbiettivo e soggetto, soprattutto quando quest’ultimo è immortalato in un momento di vulnerabilità.
“Non è facile catturare momenti di sonno senza provare la sensazione di aver violato spazi intimi. Dialogare con i soggetti indagando la loro idea di intimità ha creato le condizioni per fotografare, volta per volta, chi ha partecipato a questo progetto”.